martedì 16 agosto 2011

Il baule salvato


I soldati tedeschi dopo il 25 aprile erano ormai in ritirata e ben presto, all’inizio dell’estate del 1945 arrivarono anche nei paesini più dispersi del Cadore. Erano molto nervosi e cattivi, non avevano alcun rispetto per le persone, né per gli animali e men che meno per gli oggetti.
Dietro le loro spalle lasciavano lutti: uccidevano chi osava ribellarsi alle loro angherie, commettevano atti di vandalismo, soprusi e razzie. Saccheggiavano granai e dispense, uccidevano il bestiame. Se nelle case trovavano qualcosa di buono lo rubavano, lasciando gli indifesi abitanti sgomenti e avviliti lì, a ringraziare di essere ancora in vita. Anche il pollaio di proprietà della famiglia di Angelino, un ragazzino di otto anni molto vivace, fu svuotato delle sue abituali inquiline: Bianchina, Nerina e Rosetta…Finite impietosamente nelle pance dei “mangia crauti”. Perciò Giovanna, madre di Angelino, decise di nascondere il baule che conteneva la biancheria di casa, per evitare che fosse trafugato dai soldati tedeschi. All’interno di quel baule c’erano lenzuola e asciugamani di lino inframmezzati da sacchettini di lavanda essicata che rilasciavano un buon profumo. Quella biancheria costituiva la dote di Giovanna e un tangibile ricordo della sua mamma e nonna cui appartennero alcuni pezzi di quel corredo. Si trattava di stoffe preziose, con il monogramma ricamato a mano a punto erba e punto giglio, con decorazioni floreali in rilievo molto elaborate. Gli orli erano lavorati a punto a giorno e c’erano pizzi e merletti sapientemente inseriti fra le trame: un lavoro paziente delle donne di famiglia durato anni, un bene che si tramandava, sempre rinnovato da mani pazienti e laboriose…Giovanna dunque prese una pala e con l’aiuto di Angelino scavò una buca profonda, poi con fatica, madre e figlio trascinarono il baule fino alla buca e lo fecero scivolare dentro. Lavorando alacremente, lo ricoprirono con terra e sassi, poi per precauzione, costruirono sopra a quel nascondiglio una catasta di legna. Furono molto bravi ma soprattutto veloci. Stanchi e sudati rientrarono in casa, dove Giovanna incominciò a preparare la cena.
Com’era normale in quei tempi la latrina era a caduta libera e si trovava fuori di casa, vicino al pollaio ormai desolatamente vuoto s silenzioso.
Angelino dopo aver cenato, dovendo provvedere all’espletamento delle sue funzioni fisiologiche, uscì dalla porta rendendosi immediatamente conto che vicino alla catasta di legna costruita poco prima, c’era qualcuno. Con passo veloce e leggero andò allora a rinchiudersi nel gabinetto fatto di legno e dalle fessure fra le assi vide che la persona vicina alla catasta di legna era un soldato tedesco in divisa, con il fucile in spalla il quale, essendosi probabilmente accorto della terra smossa, stava scavando con le mani per vedere cosa ci fosse sotto la legna…Angelino non ci pensò due volte: tirò su i calzoni, allacciò alla meglio le bretelle e svelto, senza far rumore uscì dal gabinetto. Approfittando della posizione prona e precaria del soldato, raccolse tutte le sue forze di bambino e gli sferrò un fortissimo calcio nel sedere facendolo ruzzolare a terra con la testa fra i pezzi di legna che gli cadevano addosso e le gambe in aria. L’uomo annaspava nel tentativo di liberarsi gridando “Hilfe, Hilfe!” e Angelino pensò che, se la paura non gli avesse impedito di ridere, la scena sarebbe stata davvero divertente. Poi, velocissimo corse in casa prima che l’uomo potesse vederlo.
Il ragazzino aveva il cuore che gli martellava forte in petto e il respiro bloccato. Si aspettava di veder comparire da un istante all’altro il soldato con il fucile, assetato di vendetta; ma il destino gli fu amico poiché sbirciando dal buco della serratura, il ragazzo potè assistere a una scena a dir poco esilarante. Vide arrivare altri soldati tedeschi, tre o quattro, schiamazzavano ed erano visibilmente ubriachi…Quando si accorsero del collega in quello stato così poco dignitoso per un membro dell’esercito tedesco, cominciarono a ridere a crepapelle e a canzonarlo. Lo aiutarono poi a rialzarsi e lo portarono via cantando a squarciagola, stonati come cornacchie gracchianti, proseguendo il loro giro per le strade del paese.
Angelino tirò un sospiro di sollievo: l’aveva scampata per miracolo!
Raccontando poi il fatto alla madre e ai fratelli rise di cuore insieme a loro.
Aveva corso un grosso rischio, ma il baule era salvo!

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